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Sentieri himalayani

Sette racconti di viaggio ed altrettanti itinerari in una delle regioni più suggestive e sacre del pianeta, con una guida d’eccezione come Jacques Vigne. Medico psichiatra, ricercatore, maestro di meditazione, per la prima volta, e per il pubblico italiano, raccoglie in un libro le sue esperienze di viaggiatore e di guida sui sentieri himalayani.

 

Una gioia di nonsense

Perché abbiamo bisogno del comico e dell’assurdo? Da dove viene l’interesse per una forma poetica così poco convenzionale come il nonsense? Andare oltre il pensiero razionale, accogliere il senso nudo dell’esistenza ha un effetto liberatorio, salvifico, persino gioioso.

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Lo YOGA per l'anoressia, con Jacques Vigne

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Scritto da Michela Bianchi   
Indice articolo
Lo YOGA per l'anoressia, con Jacques Vigne
I dati dei Disturbi del Comportamento Alimentare in Italia
I passi del libro
I capitoli del libro
Tutte le pagine

La pratica dello yoga può costituire una via per uscire dal tunnel dell’anoressia.

cover Anoressia

A partire da una tesi molto semplice: l’anoressico, sospendendo l’alimentazione e la digestione, in realtà aspira a sospendere l’attività mentale per conseguire la pace completa che ciò comporta. Il modo più profondo per aiutarlo è fargli vedere come funzionano realmente la sua psiche e il suo spirito.

Una tesi che è la premessa del lavoro di Jacques Vigne, pubblicato nel libro ANORESSIA E CONOSCENZA INTERIORE. Un approccio umanistico a una malattia complessa.


I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) fanno registrare dati impressionanti: in Italia, su 10 adolescenti colpiti da anoressia, 1 muore; sono 2-3 milioni gli Italiani affetti da DCA, in prevalenza giovani (il 5% delle donne tra i 13 e i 35 anni), bambini (il 21% delle femmine, il 15% dei maschi tra gli 11 e i 17 anni), e adulti (il 20% ha più di 35 anni). I DCA rappresentano oggi il 10% dei malati, e riguardano soprattutto donne; essi colpiscono 1 adulto su 10 (e nel 50-60% dei casi sono associati a disturbi psichiatrici), e 7 bambini su 10. Inoltre, tra le anoressiche, il 20% soffre di gravi problemi di salute, e il 5% è il tasso di suicidi; dall'esordio della malattia, il 10% muore in 10 anni, il 20% in 20 per suicidio e complicanze da malnutrizione.

Tra gli adolescenti e gli adulti, la bulimia incide per il 60-70%, tra i bambini per il 40%, manifestandosi inizialmente tra i 12 e i 25 anni, con il picco massimo tra i 17 e i 18, senza distinzioni sociali. Attualmente, ne sono affetti 29 donne e 1 uomo su 100.000 ogni anno, e il fenomeno risulta in crescita. In Italia, più colpito è il Sud (1,7%), mentre il Centro e il Nord ne registrano un'incidenza inferiore (1%). L'anoressia rapprensenta invece il 30-40% dei DCA tra giovani e adulti, e il 60% tra i bambini, manifestandosi tra i 12 e i 25 anni, con il picco massimo tra i 14 e i 18, prevalentemente in soggetti di elevata estrazione sociale. Ne sono affetti 19 donne e 2 uomini su 100.000 ogni anno (in possibile crescita). È al Centro Italia che se ne registra la percentuale maggiore (0,4%), seguito dal Nord (0,36%) e dal Sud (0,2%). A ciò si aggiungono altri DCA come il disturbo da alimentazione inconttrallata, solo da poco distinto dalla bulimia, e la bigoressia, corrispettivo maschile dell'anoressia.

A fronte di ciò tuttavia, le prospettive di guarigione arrivano al 70% per la bulimia e al 90% per l'anoressia con diagnosi precoce e cure appropriate. Il tempo, infatti, è un fattore determinante: dopo 3 anni i DCA tendono alla cronicità (fenomeno che interessa il 30% dei malati), ma solo il 15% dei malati giunge per tempo alla diagnosi.

Fonte: "La Repubblica", martedì 22 giugno 2010, pp. 48-49; dati AIDAP

L’anoressia, lo yoga e la sapienza indiana.

«[...] È difficile definire con precisione la personalità dell’anoressico. Uno studio condotto presso l’università di Turku in Finlandia dal gruppo di ricerca guidato da Lea Hautala nel 2008 ha preso in esame 372 adolescenti affetti da disturbi del comportamento alimentare: quelli o quelle che restavano malati più a lungo avevano in comune un solo fattore: l’ansia. Una giovane donna con tendenza alla restrizione alimentare, che ha letto il manoscritto di questo libro, mi ha scritto: “ Ho provato grandi angosce dovute alla paura. Mi provocavano addirittura il vomito, e non mangiare più mi liberava da quelle sofferenze. Il dolore della fame non è nulla in confronto all’angoscia”. In questo tipo di situazioni le pratiche corporali, l’hatha-yoga, il rilassamento, la meditazione sono metodi collaudati per allentare e persino sciogliere nel profondo tale ansia. Inizialmente l’effetto è sintomatico, ma quando ci si addentra nello spirito e nella pratica dello yoga, esso si consolida orientando progressivamente nella giusta direzione il rapporto del soggetto con il mondo e con se stesso.»

«[...] È assai probabile che dapprincipio le pazienti anoressiche, spesso più mature della loro età sul piano intellettuale, giudichino il programma di attività corporali, che si tratti di yoga o di ginnastica, altrettanto infantile dei laboratori di pittura, ergoterapia o espressione artistica che vengono proposti nei centri di cura. In effetti questi corsi sono spesso adeguati al paziente medio degli ospedali psichiatrici, che per tutta una serie di ragioni ha un quoziente intellettuale inferiore a quello degli anoressici.»

«A proposito dello yoga, comunque, non bisogna temere di discuterne con i pazienti e di presentare loro questa pratica come frutto di una tradizione millenaria che in ogni epoca ha condotto diverse persone fino al culmine dell’esperienza di consapevolezza umana: i giovani potranno così capire che intraprendere questa via anche esercitandosi nelle posture, non è infantile, ma, al contrario, conduce a compiere il primo passo di un autentico percorso di crescita. Può essere utile inoltre assecondare la tendenza intellettuale dell’anoressico, suggerendogli la lettura di libri che presentano e trattano seriamente le varie pratiche corporali e l’effetto di queste sullo spirito.»

«Capiranno così che non si tratta soltanto di semplici occupazioni terapeutiche piuttosto banali, vòlte e distrarre dalla nube di noia profonda che sovente aleggia sui reparti psichiatrici. Occorre inoltre spiegare che le pratiche di visualizzazione e di meditazione rese possibili dall’apprendimento preliminare del rilassamento sono efficaci nella stimolazione della creatività intellettuale e spirituale. In effetti, il problema della creatività costituisce il punto debole delle anoressiche, giacché esse non essendo in sintonia con il proprio corpo, non lo sono neppure con le sensazioni, le emozioni, e, quindi, con l’intuizione. Riescono meglio in quello che potremmo definire apprendimento rapido, diciamo bulimico, di ogni genere di concetti esclusivamente intellettuali. Ciò presenta certamente qualche vantaggio nella competizione scolastica, ma relega nell’ombra altri aspetti di uno sviluppo globale.Durante tutta la fase iniziale delle pratiche, la prospettiva di controllare lo strumento corpo mediante lo spirito le eccita e le affascina, ma il controllo senza comprensione e senza amore è una forma di dittatura.»

«Si potrebbe pensare che sia l’anoressica che lo l’hatha-yogi vogliano costringere il corpo a piegarsi, la prima in senso figurato, il secondo in senso proprio. Ed è proprio perché le due sfere di competenza si sovrappongono, che lo hatha-yoga e la meditazione correttamente intesi possono rappresentare una via d’uscita dall’anoressia, per così dire, dall’alto. Per concludere diremo che l’anoressica tenta, mediante una rigorosa disciplina di studio, di bilanciare uno squilibrio inutile del corpo con un utile equilibrio dell’intelletto; ma si può aspirare a un equilibrio armonico dei due grazie anche alla pratica congiunta di esercizi corporali e spirituali.»


I capitoli del libro dedicati in modo specifico a questo argomento:

Capitolo terzo

L’India e la spiritualità dell’alimentazione

La moderazione nel digiuno induista

Shûnya e anna, il vuoto e la materia

Alcuni importanti insegnamenti della Bhagavâd-Gîtâ

Il ciclo dell’alimentazione tra cielo e terra

Costumi alimentari dei bramini dell’India

La teoria del gusto di Pantanjali

Mâ Anandamayî, la madre-bambina che non mangiava

dalla propria mano e non cessava di dare

L’idea di malattia-entità e la terapia simbolica

Il digiuno nel giainismo

La morte volontaria mediante digiuno

Ratnavatî, una devota anoressica in versione giaina

Gandhi e il digiuno di protesta

Ascetismo e pubblicità

Digiuno e iniziazione

Cattivo mangiatore, buono spirito

Capitolo sesto

La funzione terapeutica dello yoga e della meditazione

I benefici di pratiche corporali come lo hatha-yoga

La visualizzazione e il recupero dell’equilibrio

L’apertura dei canali

Vipassana, ovvero la visione della fame e della sazietà nel corpo

Come colmare le senzazioni di deprivazione

L’efficacia del mantra e delle formule ripetitive

Qualche riflessione su altre terapie corporali

La correzione e il riequilibrio della tendenza all’anoressia: elementi di dietetica

 

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