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Sentieri himalayani

Sette racconti di viaggio ed altrettanti itinerari in una delle regioni più suggestive e sacre del pianeta, con una guida d’eccezione come Jacques Vigne. Medico psichiatra, ricercatore, maestro di meditazione, per la prima volta, e per il pubblico italiano, raccoglie in un libro le sue esperienze di viaggiatore e di guida sui sentieri himalayani.

 

Una gioia di nonsense

Perché abbiamo bisogno del comico e dell’assurdo? Da dove viene l’interesse per una forma poetica così poco convenzionale come il nonsense? Andare oltre il pensiero razionale, accogliere il senso nudo dell’esistenza ha un effetto liberatorio, salvifico, persino gioioso.


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L'approccio interculturale di MC

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Scritto da Michela Bianchi   

Un progetto di confronto e di dialogo interculturale per riconoscere valori comuni nella diversità delle culture.

Raccogliere i saperi, le produzioni, le continue trasformazioni culturali delle “periferie” del mondo è quanto MC si propone come suo progetto editoriale.
Alla base di questo approccio c’è la consapevolezza che:
- nessuna cultura è statica né oggettivabile ovvero non è conoscibile in astratto. Le culture del mondo sono vive e interdipendenti;
- nessuna cultura è autosufficiente e autonoma ne è capace di rispondere alle domande profonde e universali dell’uomo.

Quando, per diversi motivi, ho cominciato a occuparmi di cultura popolare e di culture “altre”, il termine “intercultura” era usato raramente o per nulla; da qualche anno a questa parte, sotto la spinta dell’immigrazione e della presenza sempre più numerosa di alunni provenienti da ogni parte del mondo nelle nostre scuole, di multicultura/intercultura (i due temini, usati spesso indifferentemente, hanno sensi ben diversi!) si parla sempre di più e con significati e approcci diversi. E’ inoltre in continuo aumento l’offerta editoriale e la nascita di editori specializzati in questo settore.
Come operatori della comunicazione, sappiamo che quando un tema diventa, per così dire “di moda” e si moltiplica in forme diverse per diventare oggetto di consumo, occorre porre ancora più attenzione al messaggio veicolato.
Capita non di rado che con l’obbiettivo dichiarato di favorire la conoscenza di altre culture, il rifiuto del razzismo, la valorizzazione della diversità, si scivoli in luoghi comuni, in storie retoriche, prevedibili, schematiche, intrise di buoni sentimenti e di esotismo.
D’altra parte, il concetto di “multiculturalità” insiste sulla molteplicità dei linguaggi, dei segni, dei valori considerandoli come entità autonome e separate, spesso confinandoli in ghetti fisici o mentali. Ne può scaturire un atteggiamento di utilizzo consumistico, tutt’al più di indifferenza o tolleranza non di effettivo pluralismo culturale. L’approccio interculturale riconosce invece la fondamentale correlazione e interdipendenza delle culture e cerca il confronto e il dialogo tra le diversità.
Come casa editrice che si occupa di “Movimenti e Cambiamenti” (MC), abbiamo scelto di concentrare la nostra attenzione sulle periferie del mondo: culture, produzioni, movimenti, modi di vita e di intendere la realtà che non entrano nella storia e nella cronaca ufficiali. O, se entrano, sono oggetti di studio frettoloso, che scade spesso nel folcloristico o nel patetico: si tratta di un approccio che inchioda “l’altro” in una visione fissa, in un’icona, che copre trasformazioni e cambiamenti. Non siamo d’accordo con questo approccio per ogni altrove, anche “nazionale”.
La deterritorializzazione è uno dei grandi fenomeni di questa epoca: una delle prime conseguenze è quella della minor coincidenza tra luogo, cultura, identità. Lo spostamento, più o meno coatto, di tantissime persone sul pianeta comporta nuove elaborazioni culturali, che derivano da sentimenti di appartenza e di distanza (esclusione) nei confronti sia del paese d'arrivo sia del paese d'origine. Esiste insomma un nuovo immaginario individuale e di gruppo che rappresenta la ricchezza dell'attuale discorso culturale
Oggi, in nome della “multiculturalità”, si offre spesso anche ai giovanissimi, una rassicurante relazione di consumo e si rafforzano, dall'una e dall'altra parte gli stereotipi. Insomma si assiste a una rappresentazione delle culture che è ben lontana da quel movimento e trasformazione a cui si accennava prima.
Non è quindi semplice percorrere strade diverse e appunto meno “rassicuranti”.
Si tratta infatti di avere il coraggio di offrire contenuti e immagini che il pubblico dei lettori, giovani e adulti che siano, non è abituato ad assimilare. Per operare sia sul testo sia sulla grafica, occorre essere ben attrezzati (più preparati degli altri) e capaci di creare di volta in volta gli strumenti – efficaci, gradevoli, ecc - adatti per questa diversa comunicazione
Il percorso cui si è accennato implica che il primo lavoro interculturale sia fatto a monte, prima nella scelta e poi nella impostazione e lavorazione del prodotto editoriale: implicazione non scontata per l’impegno, non solo redazionale, che comporta.
Percorsi di intercultura a scuola
Sono convinta che il “sapere” trasmesso a scuola dovrebbe mettersi in gioco, cioè mantenere continui legami con l’emozione, con la vita, con le condizioni dell’esistenza e le ragioni del cuore.
Per farlo credo che sia importante sperimentare situazioni collettive in cui anche il libro si "mette in gioco", si apre.
Da questa convinzione e da questa esperienza è nato il progetto di una collana per ragazzi, con titoli che potessero entrare a scuola come in biblioteca come in altri luoghi di fruizione e di elaborazione collettivi.
Obbiettivo principale del progetto MC è di incontrare bambini e ragazzi in un contesto di lavoro (gioco) di gruppo, scolastico o extra-scolastico. E quindi ci rivolgiamo nello stesso tempo a insegnanti e operatori culturali.
Una scelta “eccentrica” anche sul piano distributivo.
La scelta di collocarsi “fuori dal centro” si sposa con quella di lavorare accanto e nelle “situazioni”, rac-cogliendo e accogliendo la realtà.
Penso che un piccolo editore oggi possa e debba recuperare quel rapporto diretto con il suo pubblico (nicchia) che altri non offrono e a cui il canale librario ( mi riferisco alla grandi catene commerciali) spesso ha rinunciato.
Qui si tratta anche di scelte personali: io credo che il lavoro – non facile! - inizi e continui fuori dalla casa editrice; in questo senso, privilegio autori che abbiano e vogliano tenere questi collegamenti.
Alcuni dei nostri titoli possono rappresentare strumenti di informazione/formazione per pratiche ed esperienze collettive. Ciò ha conseguenze anche sul piano distributivo in quanto MC ha da tempo aperto canali alternativi da affiancare a quello librario, con modalità e risultati ogni volta diversi.
Ugualmente, i libri per ragazzi possono essere utilizzati in ambito educativo e scolastico, all’interno di progetti, per laboratori e così via.
In molti casi il libro diventa canale e veicolo per altre attività di comunicazione, spettacolo e culturali, in genere.

 

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