Page 3 of 3 Una vittoria della democrazia dal basso Nell’arco di sei mesi dalla prima delibera propositiva del referendum, adottata dal comune “capofila” di Cologno Monzese, aderivano all’iniziativa altri 143 Consigli comunali, costituiti da maggioranze contrapposte, il più delle volte con espressione di voto unanime. L’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, istituzionalmente chiamato ad esprimersi sulla ammissibilità dei quesiti referendari, non avendo raggiunto l’unanimità, ha rimesso la decisione al Consiglio Regionale. Nel tentativo di rinviare tale decisione, nel corso degli ultimi mesi del 2007 e nelle prime settimane del 2008 la votazione subiva ben quattro rinvii. Per sollecitare la discussione della proposta abrogativa i Comuni referendari sono dovuti ricorrere all’organizzazione di un presidio davanti alla Regione per denunciare i continui rinvii. Ottanta Sindaci con fasce tricolori e delegazioni dei consigli comunali e oltre cento cittadini si sono radunati davanti la sede della Regione Lombardia in occasione della seduta del Consiglio Regionale del 29 gennaio 2008. Dopo questa manifestazione pubblica, il 5 febbraio del 2008, il Consiglio Regionale poneva in discussione e deliberava l’ammissibilità dei quesiti referendari con 34 voti a favore - molti più dei Consiglieri Regionali di minoranza - 25 astensioni e nessuno contrario. La convinta adesione all’iniziativa referendaria da parte di tutti gli schieramenti politici, compreso quello di maggioranza in Consiglio regionale, e la dichiarazione di ammissibilità della consultazione popolare ha posto la Giunta Formigoni in serio imbarazzo: la pericolosa spaccatura fra amministratori locali degli stessi partiti di maggioranza non poteva manifestarsi troppo apertamente sul territorio, soprattutto per effetto della campagna elettorale in vista della consultazione referendaria. Si è, quindi, aperta una difficile trattativa fra la Giunta e il Comitato dei referendari, con numerosi incontri, a vari livelli, protrattisi nell’arco di sei mesi. Grazie all’impegno tenace dell’assessore Cocciro del Comune di Cologno Monzese, al costante supporto politico e tecnico del Comitato Italiano per il Contratto sull’acqua e all’appoggio del Comitato Milanese Acqua, la Giunta regionale accoglieva le istanze dei referendari, modificando il progetto di legge di riforma della disciplina sui servizi idrici. Si tratta, indubbiamente, di un’importante vittoria, perché rende ancora possibile preservare la gestione interamente in mani pubbliche e scongiura il pericolo della generalizzata privatizzazione. Privatizzazione che può essere disposta con grande facilità, ma che, una volta realizzata, non consente praticamente ripensamenti. La modifica della legge è, quindi, quanto si poteva ottenere con gli strumenti a disposizione. Certo, come abbiamo più volte ricordato, non risolve i problemi di fondo di un sistema che, anche per i servizi gestiti dagli enti locali, impone di fare ricorso a società di capitali di diritto privato (sia pure interamente controllate dai Comuni). Inoltre, se i Comuni di un ambito territoriale non si mettono d’accordo per la gestione pubblica e non costituiscono la società apposita, riprendono vigore gli obblighi di separazione dell’erogazione del servizio e di privatizzazione mediante gara. E', quindi, più che mai necessaria la mobilitazione di amministratori locali e cittadini perché la gestione in mani interamente pubbliche sia difesa. Marco Manunta
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