Senza brevetto per vaccini, farmaci e piante

La pandemia da Covid-19 ha mostrato, come mai prima, almeno in Occidente, il potere di vita e di morte conferito alle multinazionali del farmaco. La filiera dei prodotti che presidiano la salute mondiale – ricerca, produzione e distribuzione di nuovi farmaci – è controllata da potenti gruppi economici privati, che trovano sostegno su una solida base giuridica: la proprietà intellettuale, cioè i brevetti.

Come funziona questo sistema e quali risultati ha dato, alla luce della pandemia da Covid-19 e di gravi malattie come HIV, epatite C, polmonite e così via? È possibile, con la normativa attuale, superare l’ostacolo della proprietà intellettuale in campo sanitario? Su quali basi giuridiche si può escludere la brevettabilità delle piante?

Sono queste le fondamentali domande a cui il libro si propone di rispondere, a partire dalla non facile esposizione dell’attuale regime giuridico nazionale e internazionale sui brevetti: un groviglio di norme, a volte contraddittorie, sempre complesse (a tutto vantaggio di chi specula), e che appunto per questo occorre conoscere nelle loro conseguenze. Così come i contratti con le case farmaceutiche, quasi sempre oscurati, con decine di clausole che le esonerano da vincoli e responsabilità. Ugualmente poco conosciuto è il regime di favore di cui gode l’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO), che ha prerogative, poteri e immunità del tutto analoghi a uno Stato. A livello europeo e non solo, si discute di licenze obbligatorie, espropriazione o sospensione dei brevetti: quali le soluzioni più efficaci e realisticamente percorribili? Il dogma secondo cui il regime attuale di proprietà intellettuale sia una necessità è stato ormai messo in discussione. Quale momento migliore per capire gli strumenti giuridici e le strategie da adottare per superarlo?