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Libri del mese

 

Sentieri himalayani

Sette racconti di viaggio ed altrettanti itinerari in una delle regioni più suggestive e sacre del pianeta, con una guida d’eccezione come Jacques Vigne. Medico psichiatra, ricercatore, maestro di meditazione, per la prima volta, e per il pubblico italiano, raccoglie in un libro le sue esperienze di viaggiatore e di guida sui sentieri himalayani.

 

Una gioia di nonsense

Perché abbiamo bisogno del comico e dell’assurdo? Da dove viene l’interesse per una forma poetica così poco convenzionale come il nonsense? Andare oltre il pensiero razionale, accogliere il senso nudo dell’esistenza ha un effetto liberatorio, salvifico, persino gioioso.


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L'aria - Franco Loi

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L'aria

 

 

Fermare la mente nel cuore: Franco Loi ha avuto questa capacità, una condizione che permette di accogliere, di ascoltare, da qui la sua poesia. “Quando scrivo, non penso”, ripeteva spesso e citava, in proposito,  Raimon Pannikar: se la parola non dice solo ciò che prima è pensato, se non va solo a rimorchio del pensiero, ma dice ciò che l’Essere è e, dicendolo, lo manifesta, allora poniamo le basi realmente al regno della libertà. La poesia per Loi fa appunto questo.

La sua è stata ed è una lieve offerta – per usare le parole di Antonia Pozzi- ; lieve e ugualmente potente perchè Loi credeva e sperimentava la funzione generatrice della parola. E anche la sua struttura collettiva, con la convinzione della natura mai individualistica della lingua.Desidero ricordarlo con alcuni suoi versi che aveva scelto di inserire nel libro Lasciare che il viaggio accada, nella sezione “Sentieri inafferrabili”.

 

Michela Bianchi 

 

 

L’umbra d’un diu passeggia den’ de mì,

un temp che vegn daj oss, dal vìv, di ann,

aria de la memoria, del duman…

Mì vurarìss parlagh, sentìl den’ mì,

scultà la sua sapiensa, e, deslassà,

savè che sun de lü e chi sun mì.

Ma l’umbra va e la turna, e sun luntan,

e senti dumà l’aria di penser

ch’j porta el vöj e dré vegnen i ser.

Oh diu, che te sté scund, sensa pietà,

ti cerca i can e sculta se sun mì,

che l’òmm urmai l’è mort, el s’è scurdà.

 

Oh, nel negà, amô fîm respirà!

La vita la sia vita, e mai quèl nient

che nel pensà ghe sbiancad’impruìsa

e fa sentì la vita amarament,

che spècc sun de la mort, sunt indurment,

ma denter m’anfa amô quèla sgalìsa

belessa che nüm trèm al temp, al vent.

 

Me piasarìss de mìè desmentegàss,

e camenà, e respirà per tì,

vèss cume i fïo che quand je branca el sû

se làssen sumenà due che vör lü,

e mai truàss, e pü capì de mì,

ma vèss giuius de l’aria che me tira

due che la vita la se pensa vìv.

 

Oh quanta gent che morta sü ‘na strada

la storia l’è passada sensa véd,

quèl ref de la spreansa generosa

che l’umbra mia de mì sia pü de lé,

oh quanta gent che morta sü ‘na strada

par che la spetta e la spetta pü,

e passa l’aria e la curr luntan,

due che la gent s’insogna che la vita

se tegn scundüuda, e che la turnarà.

 

---

 

L’ombra di un dio passeggia dentro di me,

un tempo che viene dalle ossa, dal vivere, dagli anni,

aria della memoria, del domani…

vorrei parlargli, io, sentirlo in me,

ascoltare la sua sapienza, abbandonarmi,

sapere che sono suo, e io chi sono.

Ma l’ombra va e ritorna, e io sono lontano

e sento solo l’aria dei pensieri

che portano il vuoto, e dietro

arrivano le sere.

Oh dio che stai nascosto e che non hai pietà,

tu cerca i cani e ascolta se sono io,

ché l’uomo ormai è morto, non si ricorda più.

 

Oh, mentre sto annegando

fatemi ancora respirare!

La vita sia vita, e mai quel niente

che quando lo pensiamo

di colpo ci fa sbiancare,

e fa sentire la vita amaramente.

Perché sono uno specchio della morte,

io, sono pieno di sonno,

ma dentro mi ansima ancora

quella bellezza spavalda che noi

buttiamo al tempo, al vento.

 

Mi piacerebbe scordarmi di me stesso,

e camminare, respirare per te;

essere come i ragazzi, che quando il sole li prende

si lasciano seminare dove lui vuole,

e non trovarmi più,

e di me non capire più niente,

ma essere felice dell’aria che mi trascina

dove la vita si pensa vivere.

 

Oh quanta gente morta su una strada

la storia è passata senza vedere,

quel filo della speranza generosa

che la mia ombra sia sua,

quanta gente che morta su una strada

sembra che aspetti e non aspetta più,

e passa l’aria, e corre via, lontano,

dove la gente sogna che la vita

resta nascosta, e che ritornerà.]

 

Franco Loi, L’aria



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